Iodio e QI dei bambini

 

Pochi giorni fa “Il Fatto Quotidiano” ha riportato i risultati di uno studio del 2013 pubblicato su The Lancet riguardo agli effetti della mancanza iodica in gravidanza. È stata misurata la concentrazione urinaria di questo minerale su un campione di più di 1000 donne durante il primo trimestre di gestazione, il QI (quoziente intellettivo), ed altri parametri intellettivi dei loro figli a 8 anni d’età. Ne è emerso che i bambini delle mamme con carenza iodica nel primo trimestre di gravidanza avevano il QI più basso rispetto agli altri bambini.

Da qui possiamo già dedurre l’importanza di pianificare una gravidanza facendo una consulenza preconcezionale, infatti sia lo iodio sia l’acido folico sono estremamente importanti durante la fase di sviluppo degli organi del feto, la quale avviene  nel primo trimestre.

Tabella 1 – Effetti carenza iodio (WHO, Unicef)

Tabella 1 – Effetti carenza iodio (WHO, Unicef)

Lo iodio è utilizzato dalla tiroide per sintetizzare degli ormoni e, oltre ai deficit neurologici, una sua carenza può causare anche l’ipotiroidismo congenito nei neonati e negli adulti provoca il gozzo, la più frequente patologia endocrina dopo il diabete. In Italia circa 6 milioni di persone si ammalano di gozzo, ovvero più del 10% della popolazione del nostro Paese, ed è stato stimato che l’impatto economico di questa malattia è di oltre 150 milioni di euro l’anno.

Lo Stato italiano per tutelare la salute dei cittadini nel 2005 ha emanato una legge: “Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica“, in cui in sostanza si dovrebbe promuovere il consumo del sale iodato, il suo uso nelle mense, ristoranti e luoghi pubblici, nella preparazione e conservazione dei prodotti alimentari, inoltre nei punti vendita dovrebbe essere messo a disposizione in modo quasi esclusivo rispetto al sale comune e dovrebbero esserci delle locandine informative.

Ho usato volutamente il modo condizionale poiché la legge è passata quasi completamente inosservata a tutti i livelli (pensate ai supermercati o ai ristoranti), tanto che da un’indagine del 2012 dell’Istituto Superiore di Sanità emerge che solo poco più del 20% dei medici di famiglia conosce la legge del 2005 e consiglia l’utilizzo di sale iodato in sostituzione del sale comune a tutti gli assistiti e alle gestanti.

Vista l’importanza che questo minerale ha sulla nostra salute, tutti devono sostituire il sale comune con la versione iodata per cucinare. Ma qual è il fabbisogno di iodio?

Tabella 2 – Livelli di assunzione raccomandati (WHO, Unicef)

Tabella 2 – Livelli di assunzione raccomandati (WHO, Unicef)

A mio avviso è fondamentale non solo sostituire il sale comune con la versione iodata, ma sapere anche quali sono le fonti alternative, perché non tutti sono dei grandi consumatori di sale:

  • Le alghe sono in assoluto la fonte maggiore di iodio (brune, kelp, kombu, arame, dulse, nori, wakame, ecc), infatti 50g sono sufficienti per l’intero fabbisogno giornaliero;
  • Pesce di mare, molluschi e crostacei, dal 20 al 50% del fabbisogno giornaliero per 100g;
  • Discrete quantità di iodio si trovano anche nelle uova, frumento e cerali integrali, pesce d’acqua dolce, legumi.

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Ultimo appunto, ma non di poca importanza, come tantissimi altri minerali la quantità di iodio si riduce con la cottura: -20% per la frittura e grigliatura, – 50% per la bollitura (fonte WHO). Inoltre nei cibi “prefabbricati” è praticamente assente, quindi evitiamo cotture a temperature elevate o molto prolungate, prediligiamo i cibi freschi e poco trattati, usiamo la cottura a vapore, variamo spesso i cibi, saliamo l’acqua della pasta da metà cottura e gli altri cibi soltanto una volta che li abbiamo nel piatto. Ultimissimo: i bastoncini di pesce impanati non valgono, lasciamoli al supermercato!

Per saperne di più:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/11/qi-piu-iodio-alle-mamme-bambini-piu-intelligenti/1023871/
http://www.parlamento.it/parlam/leggi/05055l.htm
www.epicentro.iss.it/problemi/iodio/