Dormire nel lettone con il proprio bambino è rischioso?

 

La sindrome della morte improvvisa infantile (Sudden Infant Death Syndrome – SIDS), conosciuta anche come morte in culla, consiste in un decesso improvviso di un bambino di età compresa tra un mese ed un anno che rimane inspiegato dopo una approfondita indagine.

In Italia è in netto declino ed ora è stimabile attorno allo 0,5% dei nati; il picco dei casi si verifica fra i 2 e 4 mesi di età, più raramente dopo i 6 mesi. Sebbene le cause non siano note, sono stati individuati alcuni comportamenti che possono ridurne l’incidenza:

  • Allattamento al seno a richiesta del bambino (diminuzione accertata del 50%);
  • il bambino deve essere messo a dormire in posizione supina sin dai primi giorni di vita;
  • l’ambiente non deve mai essere eccessivamente caldo, da evitare anche l’eccesso di vestiti e di coperte pesanti che possono far sudare il piccolo;
  • il materasso deve essere della misura esatta della culla/lettino e non troppo soffice, va evitato di far dormire il bambino vicino ad oggetti soffici quali giocattoli di peluche o paracolpi per evitare anche il pericolo dell’ingestione di corpi estranei;
  • il bambino deve essere sistemato con i piedi che toccano il fondo della culla o del lettino in modo che non possa scivolare sotto le coperte;
  • la condivisione del letto dei genitori è da evitare (vedi sotto);
  • l’ambiente deve essere libero da fumi, quindi non si deve fumare e soprattutto bisogna evitare che altri fumino in casa, inoltre non si deve far uso di sostanze che alterino lo stato di coscienza (alcol, droghe);
  • l’uso del succhiotto durante il sonno, raccomandato in alcuni paesi, può avere un effetto protettivo, in ogni caso va proposto dopo il mese di vita (per non interferire con l’inizio dell’allattamento al seno) e sospeso possibilmente entro l’anno di vita (per evitare che disturbi il buon sviluppo dei denti). (vedi sotto)

sonnobimbiDormire insieme con il proprio bambino è realmente rischioso? Moltissimi genitori dormono con il proprio bambino, soprattutto nei primi mesi di vita, e le ragioni sono molte: facilita l’accudimento notturno, l’allattamento al seno, contribuisce a sorvegliare il bebè, agevola il sonno, per comodità (non è necessario alzarsi ad esempio). Alcune mamme lo fanno ogni notte per tutta la notte, altre solo alcune ore, altre ancora soltanto occasionalmente, infine ci sono madri che si addormentano per caso durante la poppata senza accorgersene. Le possibili variabili, quindi, sono molte ed è un dato di fatto che la maggior parte delle mamme che allattano dorma (tanto o poco) con il proprio figlio. È ovvio che i dubbi sollevati della condivisione del sonno siano numerosi.

Tale pratica può provocare la SIDS? Può prevenirla? C’è il rischio che i bambini soffochino o restino schiacciati? Dormire con il bambino è pericoloso se non lo si allatta? Dove si dovrebbe allattare di notte? Come condividere il letto? Come renderlo più sicuro?

Le domande riguardo la condivisione del letto non sono semplici, quindi molte di esse non ricevono risposte semplici. Le evidenze scientifiche sono contraddittorie, così come le linee guida pubblicate da varie associazioni. In più sono rare le ricerche in cui i bambini allattati al seno e quelli non allattati al seno vengono presi in esame separatamente. Le nostre conoscenze sono, quindi, incomplete e le linee guida in circolazione riflettono le competenze o le priorità dell’organizzazione che le ha commissionate. I genitori devono fare perciò appello al proprio giudizio per determinare cosa funzioni, cosa sia meglio o sicuro, per sé e per il proprio bambino, ma per farlo necessitano di informazioni.

Durante la condivisione del letto le mamme sono più sensibili ai richiami di fame o altro del bambino, quindi lo accudiscono e lo allattano più frequentemente; questa “pronta risposta” materna diminuisce se il bimbo è nella culla o lettino nella stessa stanza dei genitori e diminuisce drasticamente se invece dorme in un’altra stanza. Inoltre diversi studi hanno rilevato che, sebbene la condivisione del letto con madri che allattano comporti risvegli più frequenti per la poppata, esse rimangono sveglie per periodi più brevi, riaddormentandosi più in fretta e più a lungo rispetto alle madri che non condividono il letto.

Alcuni studi, che si sono concentrati sui mancati risvegli del bambino con conseguente arresto della respirazione (apnea centrale), suggeriscono che dormire in un ambiente arricchito a livello sensoriale dallo stretto contatto, possa prevenire l’apnea del bambino grazie ai suoni prodotti dalla madre, i suoi movimenti e la respirazione. Se consideriamo tutti i più grandi studi sulla SIDS possiamo arrivare alla conclusione che il sonno condiviso, di per sé, non è una condizione né sufficiente né necessaria per la SIDS. Il sonno condiviso, invece, insieme ad alcuni fattori di rischio aumenta la % di rischio di SIDS.

Sonno condiviso e aumento rischio SIDS          Sonno condiviso e diminuzione rischio SIDS

non allattamento esclusivo al seno                  allattamento esclusivo al seno
fumo/alcol/droghe                                                no fumo/alcol/droghe
dormire su divano/poltrone                                dormire a letto
scarsi stimoli sensoriali per il neonato           elevati stimoli sensoriali per il neonato
sonno condiviso non è pratica abituale           sonno condiviso come pratica abituale
<Sonno condiviso ed SIDS: alcuni fattori associati al sonno condiviso diminuiscono il rischio di SIDS, altri fattori associati al sonno condiviso aumentano il rischio di SIDS>

Infine, far dormire il bambino prima dei 6 mesi in una stanza separata da quella dei genitori aumenta il rischio di SIDS.

L’uso del ciuccio può ridurre il rischio di SIDS? In realtà nessuno degli studi sull’associazione fra uso del ciuccio e SIDS riporta un effetto protettivo tanto evidente quanto quello dell’allattamento al seno. L’accumularsi delle prove di un effetto protettivo dell’allattamento al senoe la sua inclusione da parte delle società scientifiche fra gli interventi preventivi contro la SIDS, mette in luce la possibile contraddizione fra la promozione dell’uso del ciuccio e quella dell’allattamento al seno al fine di ridurre il rischio di morte in culla. La promozione dell’uso del ciuccio potrebbe ostacolare l’allattamento al seno, specialmente durante i primi mesi di vita, esponendo i bambini non solo a un rischio aumentato di SIDS, ma anche di tutti le altre condizioni patologiche associate al mancato o breve periodo di allattamento.

Per saperne di più:

www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=1923&area=saluteBambino&menu=nascita
www.isisonline.org.uk
http://www.ibfanitalia.org/wp-content/uploads/2013/10/bb53_sonno_condiviso.pdf
http://www.ibfanitalia.org/wp-content/uploads/2013/10/bb54_ciuccio_allattamento.pdf