Lista nozze, lista della spesa e… Lista per il parto!

 

Ormai possiamo sapere tutto della gravidanza, siamo super esaminate, monitorate, ecografate. Sappiamo di settimana in settimana quanto è lungo il feto, quali organi si sviluppano, quando si succhia il pollice, se è maschio o femmina. Le eco in 3D lo trasferiscono su un CD e ce lo possiamo portare a casa (come se senza quel CD non potessimo sentirlo, toccarlo o vederlo). Poi arriva il momento della nascita… E sembra che non si possa decidere nulla (tranne il colore delle tutine), sembra che le donne non siano padrone del loro corpo, sembra che si debba accettare ogni scelta fatta per noi – non con noi – dagli operatori sanitari: dal ricovero, all’induzione del travaglio, all’assistenza del neonato.

Non è così. Da sempre ogni donna sceglie come dar alla luce il suo bambino, tuttavia, nell’ultimo secolo, l’esponenziale medicalizzazione di gravidanza e parto ha tolto questo potere alla donna.

Già nel 1985 l’OMS ha pubblicato un documento che, in 15 punti fissa i diritti di una partoriente durante tutto il corso della gravidanza, in particolare riguardo alla necessità di ricevere un’adeguata assistenza dall’equipe sanitaria e di pianificare tutti i momenti del travaglio e del parto.

  • Per il benessere psicologico della neo-madre deve essere assicurata la presenza di una persona di sua scelta (familiare o non) e poter ricevere visite nel periodo post-natale;
  • A tutte le donne che partoriscono in una struttura deve venir garantito il rispetto dei loro valori e della loro cultura;
  • L’induzione al travaglio deve essere riservata solo per specifiche indicazioni mediche e in nessuna regione geografica si dovrebbe avere un tasso superiore al 10% ;
  • Non c’è nessuna giustificazione in nessuna regione geografica per avere più del 10 – 15% di cesarei;
  • Non c’è nessuna prova che dopo un precedente cesareo sia richiesto un ulteriore cesareo per la gravidanza successiva: parti vaginali, dopo un cesareo, dovrebbero venir incoraggiati;
  • Non c’è nessuna indicazione per la rasatura del pube e per il clistere prima del parto;
  • La rottura artificiale delle membrane, fatta di routine, non ha nessuna giustificazione scientifica e su richiesta, si raccomanda solo in uno stato avanzato del travaglio;
  • Durante il travaglio si dovrebbero evitare la somministrazione routinaria di farmaci (ad es. ossitocina) se non per casi specifici;
  • Il monitoraggio elettronico del battito cardiaco fetale, fatto di routine, deve essere eseguito solo in situazioni mediche patologiche e nel travaglio indotto;
  • Si raccomanda di non mettere la donna nella posizione supina durante il travaglio e il parto: si deve incoraggiare la donna a camminare durante il travaglio e a scegliere liberamente la posizione per lei più adatta al parto;
  • L’uso sistemico dell’episiotomia non è giustificato;
  • Il neonato in salute deve restare con la madre ogni volta che le condizioni dei due lo permettono: nessun processo di osservazione della salute del neonato giustifica la separazione dalla madre;
  • Si deve promuovere immediatamente l’inizio dell’allattamento persino prima che sia lasciata la sala parto;
  • L’allattamento costituisce l’alimentazione normale e ideale del neonato e dà allo sviluppo del bambino basi biologiche ed effetti impareggiabili;
  • In gravidanza si raccomanda un’educazione sistematica sull’allattamento al seno, poiché attraverso un’informazione e un sostegno adeguato tutte le donne sono in grado di allattare il proprio bambino al seno. Si devono incoraggiare le madri a tenere il bambino vicino a loro e a offrigli il seno ogni volta che il bambino lo richiede. Si raccomanda di prolungare il più possibile l’allattamento al seno e di evitare il complemento di aggiunte.

Lo Stato Italiano ha recepito le raccomandazioni dell’OMS un po’ in ritardo, ma nel 2006 ha emanato una legge a tutela dei diritti dalla partoriente e del neonato. Il piano del parto è un documento, scritto e firmato dalla donna, indirizzato all’ospedale in cui ha scelto di essere assistita per il parto. È una sorta di “lista dei desideri”, in cui la donna elenca tutto quello che vorrebbe per sé e il suo bambino per il travaglio, il parto e la degenza post-parto. Ad esempio può esprimere la volontà di potersi muovere liberamente durante il travaglio, di bere e mangiare, può scrivere che non vuole l’induzione farmacologica o l’episiotomia, può voler aspettare che il cordone ombelicale smetta di pulsare prima di essere reciso, può non volere che siano date aggiunte di latte artificiale o altri liquidi al suo bambino.

Ovviamente la mamma non è obbligata a fare il piano del parto, né tanto meno c’è un piano del parto standard per tutte (fac-simile per farsi un’idea). Per poter valutare quali sono le proprie esigenze, quello che si ritiene importante e fondamentale, bisogna informarsi attentamente durante la gravidanza, presso l’ostetrica e il ginecologo, ma anche l’ospedale deve rispondere alla richiesta di informazioni: nella scelta del luogo del parto (nel caso sia l’ospedale) può essere utile chiedere alla capo ostetrica della sala parto qual’è la percentuale di induzioni del travaglio, dell’episiotomia, del taglio cesareo dell’anno precedente, se viene praticato il rooming-in e altre domande per voi importanti. Se non si ottengono risposte esaustive, è meglio andare a fondo ricorrendo ad altri pareri oppure altri ospedali.

Ma a cosa serve il piano del parto?

In alcuni paesi ha un valore legale a tutti gli effetti e una copia rimane nella cartella clinica ospedaliera e, fatto salvo imprevisti e reali necessità, deve essere rispettato. In Italia non è uno strumento di tutela riconosciuto, ma questo non deve scoraggiare le mamme che vogliono farlo. Può essere comunque presentato agli operatori sanitari nel momento del ricovero e durante il travaglio, di certo nessuno può rifiutarsi si prendere atto delle decisioni materne, non c’è garanzia però che siano prese in considerazione. Tuttavia, scrivendo il piano del parto, si fa implicitamente sapere a chi vi assisterà che voi siete delle donne attente e informate, che in gravidanza avete maturato un processo di crescita, avete appreso nuove conoscenze – magari mettendo anche in discussione quello che sapevate prima – che alla fine vi hanno portato al vostro piano per il vostro parto. Quindi ci penseranno su prima di farvi qualcosa senza prima informarvi o chiedere il permesso.