Allattamento, tra miti e leggende

 

Nonostante sia la naturale continuazione del nutrimento dato al bambino durante la gravidanza, l’allattamento è circondato (e a volte sotterrato!) da molte false credenze, la maggior parte ideate e tramandate dagli anni ’70-’80, periodo in cui la quasi totalità delle donne era caldamente spinta a non allattare. Potremmo fare una lista lunghissima e sono certa che ogni mamma che allatta potrebbe aggiungere vari punti…

  1. Tra una poppata e l’altra bisogna far passare almeno 2 ore, per far riempire il seno.

L’allattamento segue le leggi di mercato, domanda & offerta, maggiore sarà la domanda e maggiore sarà l’offerta e viceversa. Il seno non è mai una bottiglia vuota, nel momento in cui il bimbo si attacca si ha il riflesso di eiezione del latte grazie all’ossitocina e la produzione di latte grazie alla prolattina. Possiamo immaginare il seno come un albero, le cui foglie sono gli acini dove si produce il latte e i rami sono i dotti che lo portano al capezzolo. Ogni goccia di latte che esce è lo stimolo per la produzione di un’altra goccia che andrà a prendere il posto di quella appena uscita. Quindi il seno non è MAI vuoto.

  1. Le donne con il seno grande hanno più latte di quelle con il seno piccolo.

La quantità di ghiandola mammaria è pressoché identica in tutte le donne, quello che varia è la componente di tessuto adiposo (ed è quello che stabilisce la taglia di reggiseno). Nessuna discriminazione tra una seconda e una quinta, un seno più piccolo avrà semplicemente un “magazzino di stoccaggio” minore e perciò compensa producendo latte più velocemente. La natura è perfetta e ottimizza tutto, altro che mobili Ikea!

  1. Le donne con la pelle chiara sono soggette alle ragadi.

Sembra un sentenza apocalittica! Le ragadi sono causate SOLAMENTE da un attacco non corretto del bambino al seno, in alcuni casi sporadici anche da una taglia sbagliata della coppetta del tiralatte. Non esistono oli o prodotti particolari che prevengono le ragadi, possiamo mettere tubetti interi di creme, paracapezzoli vari e cucchiai d’argento della nonna, ma se l’attacco è scorretto il risultato non cambia. L’unico modo per prevenire e curare le ragadi è assumere una posizione di mamma e bambino adeguata e prestare attenzione a come si attacca la piccola idrovora.

  1. Se hai abbastanza latte, il neonato si “regolarizza”, crescendo fa meno poppate e non si sveglia di notte.

In sostanza ci aspettiamo una schiera di soldatini tutti uguali e con una sveglia incorporata…

I risvegli notturni sono fisiologici fino ai 3 anni, nelle varie età cambierà il motivo del risveglio, la frequenza ecc ma dobbiamo metterli in conto. Il bambino poi non è un contenitore da riempire con l’idea che se è pieno non si sveglia o dorme tutta la notte: potrebbe svegliarsi per un mal di denti o perché ha la cacca fino alle orecchie, potrebbe svegliarsi perché ha bisogno di sentire il contatto con i genitori, potrebbe non voler dormire perché ha paura di addormentarsi o perché giocare è molto più interessante. Se teniamo presente che il seno è la fonte che soddisfa sia il bisogno di sete sia quello di fame è chiaro che la richiesta del neonato non sarà di 4 volte al giorno ed è altrettanto chiaro che non c’è un numero stabilito di poppate. Quante volte noi beviamo un sorso d’acqua o mangiamo qualcosa nelle 24 ore? E tutti i giorni ci svegliamo spontaneamente allo stesso orario, abbiamo lo stesso appetito e mangiamo alla stessa ora? Dal punto di vista digestivo il neonato preferisce mangiar poco e spesso piuttosto che fare il pranzo di Natale e poi stare a digiuno 8 ore, del resto è quello che si consiglia anche per la salute degli adulti…

  1. Il pianto è segno che il bimbo ha fame.

Il pianto è il principale mezzo di comunicazione che ha il neonato, insieme all’espressione del viso e ai movimenti del corpo. Quando un bimbo piange ci vuol dire qualcosa, per aiutarlo dobbiamo metterci in ascolto e capire qual’è il suo bisogno o cosa lo disturba. E come si fa? La mamma è la maggior esperta, l’unica, del suo cucciolo, perché senza saperlo razionalmente, senza rendersene conto, lei “sente” di cosa ha bisogno. Lo vedo quando sono a casa delle mamme, non ci pensano nemmeno e mi dicono “sarà da cambiare”, “ha sonno”, “ha fame”. Il pianto può essere ANCHE un segno di fame, di solito l’ultimo, prima il bimbo aprirà la bocca girando la testa come per cercare il seno, si ciuccia le manine, tira fuori la lingua ecc. ad un certo punto quando è nervoso perché affamato ma nessuno se n’è accorto allora piange.

  1. Inutile fare poppate lunghe: il bimbo assume tutto il latte nei primi 5 minuti.

Nei primissimi mesi di solito i bimbi sono abbastanza lenti nel mangiare, poi dopo il secondo-terzo mese sono più rapidi e le poppate durano meno, ma come sempre ogni bimbo è diverso. Soprattutto nei primi 40 giorni è importante che il neonato possa decidere la durata della poppata, attraverso vari studi si è scoperto che nei primi 10-12 minuti del pasto il latte è più dissetante, molto ricco di acqua e lattosio, poi il “secondo” latte è maggiormente ricco di grassi e proteine, che saziano il bimbo, gli fanno produrre una bella cacca cremosa color senape e lo fanno aumentare di peso. È deleterio sia per il neonato (che può avere sete o fame o entrambi) sia per il meccanismo di produzione del latte domanda & offerta stabilire la durata della poppata.

  1. Se con la spremitura manuale o con il tiralatte non esce nulla, allora c’è poco latte.

Il tiralatte o la spremitura manuale non sono dei “test”, anzi possono causare ansia da prestazione (il latte che ho tirato è poco? Oggi è meno di ieri! La mia amica tira più latte! Ecc…) e lo stress inibisce l’ossitocina, la responsabile della fuoriuscita del latte. Il tiralatte potrebbe non essere efficace, la coppetta della misura sbagliata, si potrebbe non aver grande dimestichezza con la spremitura manuale del seno (che non è strizzarsi il capezzolo o l’areola). Se il bimbo riceve il latte che gli serve farà la cacca e la pipì, unica regola valida.

  1. Non tutte le mamme hanno la fortuna di avere il latte.

“Avere il latte” non è certo come vincere alla lotteria, quello dipende dalla fortuna! Tutte le mamme, tranne una piccolissima quota (ad es. asportazione della ghiandola mammaria per un carcinoma), possono allattare i loro bimbi. Siamo state create con 2 mammelle quindi possiamo nutrire 2 cuccioli, infatti le mamme di gemelli producono fino al doppio di latte. Se consideriamo tutti i falsi miti precedenti, il meccanismo domanda & offerta della produzione di latte, l’allattamento a richiesta, l’attacco corretto ecc è chiaro che l’ago della bilancia nel riuscire ad allattare non è la fortuna ma l’informazione corretta che va cercata in gravidanza, per arrivare il più preparate possibile almeno nella teoria. Al momento della pratica è fondamentale chiedere aiuto e avere un punto di riferimento se ci sono dei problemi o per i momenti di crisi. Si smette o non si riesce ad allattare perché moltissime mamme sono da sole e contemporaneamente sommerse da consigli non richiesti, da sentenze e giudizi e anche da prescrizioni errate date da qualche presunto esperto o definito tale.

  1. Quando le mammelle sono morbide il latte inizia a scarseggiare.

Una mamme che allatta “a regime” ha il seno morbido, perché si è raggiunto un equilibrio tra la richiesta del bimbo e l’offerta del seno. I sintomi della montata lattea o dell’ingorgo (seno duro, caldo, dolente, pesante ecc) sono causati da un eccesso di latte che si è andato accumulando e sta stazionando nel seno. La cura è attaccare il bimbo per drenare il seno oppure usare un tiralatte o fare la spremitura manuale se il bambino per qualche ragione non si attacca per evitare che la situazione con il passare del tempo peggiori. Quindi seno duro = spia di allarme! Se non viene drenato il seno si arriva ad un punto in cui entra in azione il FIL un ormone che inibisce la produzione di latte (!), un meccanismo di difesa per evitare ulteriori complicazioni. La natura non fa nulla per caso.

  1. Dopo il primo anno il latte diventa acqua.

Il latte non è mai “acqua sporca poco nutriente”, il seno regola la produzione e la composizione nutrizionale del latte seguendo lo sviluppo del bambino. Il latte di un bimbo nato prematuro è diverso da quello di uno nato a termine, sarà diverso quando il bimbo a 2, 4, 6 mesi ecc, varia con l’alimentazione materna e anche durante l’arco della giornata, non è mai la solita minestra! Con l’inizio dello svezzamento a 6 mesi compiuti il latte continua ad essere l’alimento principale dal punto di vista nutrizionale e anche il preferito fino ai 12 mesi. Dopo l’anno di vita il latte continua ad essere un alimento prezioso, non superfluo o un vizio, ad esempio aumentano alcuni anticorpi presenti nel latte materno, che raggiungono livelli simili a quelli presenti nel latte del primo mese (forse perché il bimbo in questa fase inizia a camminare e a esplorare il mondo?). Non dimentichiamoci poi che continua a fornire anche proteine, vitamine e minerali. Last but not least, l’allattamento protegge la donna verso il tumore al seno. L’OMS raccomanda di proseguire per 2 anni e oltre. Non credo che ci sia un tempo “giusto”, ogni coppia mamma e bambino decide qual’è il loro momento giusto per smettere, spesso tra i due la persona più in difficoltà è la mamma.