Quelle poche gocce di oro…

 

Quando ho dato alla luce la mia terza figlia, mi sono circondata di persone dolci, competenti e buone. Le frasi fuori luogo non sono mancate ma, questa volta, avendo un bel supporto è stato solo un gran parlare; purtroppo alcune persone non hanno la consapevolezza che i tempi cambiano e ci si può fare aiutare. Dico questo perché alcune neomamme, invase dagli ormoni, hanno bisogno solo di parole dolci, aiuto e comprensione per fare un piccolo passo alla volta.

Nei 9 mesi di gestazione ho letto alcuni libri sull’allattamento ma non li ho mai portati a termine. Troppe nozioni tecniche, posizioni, produzione di latte. Ero in confusione ed un po’ in ansia, questa volta volevo allattare la mia bambina, con tutta la mia forza.

Era un mio grande desiderio, purtroppo però non è stato proprio così.

 

Ora vi spiego e vorrei fare una premessa fondamentale: esiste una piccola percentuale di donne, al mondo, che non riesce ad allattare, in parte o completamente, ed io faccio parte di questa piccola percentuale (che sfiga direi!).

Prima di confrontarmi con Laura ho letto molto sia su internet sia dei libri (ne parla anche Gonzales) che spiegano di questa “ipogalattia da insufficienza mammaria”, ossia poca produzione di latte data da uno scarso sviluppo della mammella. Tutto questo l’ho capito ed, in parte scoperto, dopo il parto. Io soffro di PCOS (sindrome dell’ovaio policistico) e per alcune persone questi due problemi sono collegati. Il mio seno in tutte le gravidanze non ha mai subito un cambiamento, un aumento. Niente. Questo è stato il primo “campanello” che mi ha fatto capire la problematica.

 

Nonostante questo, non mi sono arresa e nemmeno la mia bambina.

Ho pianto e tanto. Ho pianto da sola, con lei, con mio marito e con la mia ostetrica.

Non mi sentivo all’altezza, mi chiedevo perché, non lo accettavo. Ho passato i primi mesi come una condanna, a tratti come una vergogna di darle il latte artificiale.

Dopo un bellissimo parto, Febe si è subito attaccata, nessuna interferenza. Non aveva nessun problema di attacco o frenulo corto. Abbiamo passato giornate intere e notti sul divano, sempre attaccata al seno. Mio marito è andato a comprare del latte artificiale al supermercato a mezzanotte, ma nonostante fosse in casa non abbiamo ceduto nel darglielo. L’attaccavo più che potevo.

Passavo i giorni, tra tiralatte, spremitura manuale e tisane ma la produzione era sempre uguale, poco poco; la mia bambina, però, aveva perso più del 10% del suo peso rispetto alla nascita, aveva fame e non si scaricava. Abbiamo iniziato a darle pochi ml di artificiale con la siringa e poi con il das.

Il seno sempre prima di ogni aggiunta. Le quantità di latte artificiale sono state sempre minori rispetto alle tabelle, anche ora.

Dopo circa un mese, ho iniziato a prendere due farmaci per aumentare la produzione, che vengono consigliati in casi particolari, ma non è servito comunque.

Mi annotavo il suo peso ogni tre giorni e vedere che il suo peso era stabile, nonostante lei ciucciasse benissimo e quasi tutto il giorno, mi portava a stare male, lo ammetto.

Non è stato facile comprendere e accettare che non avrei mai allattato in modo esclusivo la mia bambina.

Piano piano Febe ha iniziato a crescere, passando dalla siringa al das per poi usare un biberon con una tettarella più simile possibile al capezzolo. La mia paura era che, iniziando ad usare il biberon, lei avesse potuto abbandonare la tetta. Non è stato così ed io ero molto contenta.

 

Oggi Febe ha 7 mesi, nonostante tutto ciuccia ancora molto, di notte è la nostra salvezza e anche ora che abbiamo iniziato lo svezzamento: mangia un po’ e poi ha voglia del latte di mamma.

Ringrazio me stessa per non essermi arresa, per non aver ceduto e di essermi fatta aiutare, per me è stato fondamentale.

Ringrazio la mia bambina, la sua prepotenza nell’attaccarsi, di non essersi stufata a quel poco.

Per noi quelle poche gocce sono preziose, ci guardiamo, parliamo e capiamo che siamo state forti entrambe.

È possibile farsi aiutare, è possibile parlarne. Non sentitevi diverse o meno mamme.

Vi ho raccontato la mia esperienza perchè, anche se faccio parte di una minima percentuale, esisto. Quel poco che produco è vitale per la mia bambina, è amore, è il nostro momento ed è importante.

Un grazie speciale va a Laura per essermi stata accanto, per avermi coccolata e fatto capire che anche le mamme sono importanti, come una nuova nascita.