Esami & Screening
Pap Test
L’HPV (Human Papilloma Virus) é responsabile di oltre il 90% dei carcinomi del collo dell’utero, il tumore più frequente nelle donne dopo il cancro al seno (si evidenziano 300.000 nuovi casi all’anno). Il Pap test è uno strumento di screening e prevenzione per il tumore al collo dell’utero. Il pap test tradizionale (lo striscio sul vetrino), non è tuttavia un esame perfetto e privo di difetti. Per ovviare ai possibili errori oggi si può ricorrere al pap test in fase liquida, che consente una lettura migliore e riduce la % di falsi negativi. Rispetto all’esame tradizionale, nel quale le cellule prelevate vengono posizionate direttamente sul vetrino da microscopio, nella nuova versione del test le cellule appena prelevate vengono raccolte in un liquido e poi inviate al laboratorio, dove, grazie a uno speciale strumento, vengono disposte sul vetrino in un unico strato – su strato sottile (l’altro nome del pap test in fase liquida) – e quindi libere da altre cellule o particelle che possono influenzare l’analisi. Il vantaggio della fase liquida consiste anche nella possibilità di poter ripetere lo stesso esame su un campione dubbio, e di poter richiedere esami di livello successivo sullo stesso campione, senza scomodare la paziente per effettuare altri prelievi.
Chi deve fare Pap test? Tutte le donne, da quando inizia l’attività sessuale o comunque dai 20 anni, fino ai 65 anni, una volta all’anno.
HPV DNA Test (DNA di papilloma virus)
Il test per la ricerca e tipizzazione di DNA virale (HPV-DNA test) mira a rilevare la presenza del virus e, soprattutto, di quei sierotipi ritenuti ad alto rischio per lo sviluppo del cancro cervicale. In questo modo è possibile individuare le donne potenzialmente a rischio di cancro del collo dell’utero. Il test viene eseguito su biopsie o tamponi urogenitali, e può essere richiesto prima o in concomitanza di un PAP test positivo o di manifestazioni cliniche (come ad es. i condilomi) indicative di presenza di HPV.
Il test per la rilevazione del DNA di HPV (HPV-DNA Test) presenta una maggiore sensibilità rispetto al semplice Pap test e precisamente i seguenti vantaggi:
Identificazione delle donne a rischio di sviluppare carcinoma della cervice uterina. La presenza di HPV ad alto rischio in donne di età superiore ai 30 anni indica la probabilità di infezioni persistenti a rischio di sviluppo di lesioni.
Aumento del valore del Pap test negativo (problema dei falsi negativi). La negatività dei due test permette di individuare le pazienti a basso rischio che non presentano lesioni attuali e non ne svilupperanno nell’immediato futuro.
Gestione dei referti con risultato incerto (ASC-US o ASIL, sec. Bethesda 2001). In caso di test citologico con risultato incerto, il test per la rilevazione dell’HPV consente di distinguere le pazienti da inviare ad ulteriori accertamenti da quello che possono essere reinserite nel normale programma di screening (40%-60%).
Il test per la rilevazione del DNA di HPV è in grado di segnalare la presenza del virus prima della comparsa di manifestazioni cliniche del tumore.
Tempi di attesa per l’esito dell’esame:
Pap Test fase liquida 10 giorni
HPV DNA Test 72 ore
DUO PAP (Pap test + DNA Test) 10 giorni
Tampone vaginale
Il tampone vaginale è un esame diagnostico che viene eseguito tramite un tampone ovattato (una specie di cotton-fioc) e il cui scopo è quello di verificare l’eventuale presenza di microrganismi patogeni responsabili di processi infettivi a carico della vagina oppure della cervice uterina; in quest’ultimo caso si dovrebbe parlare più correttamente di tampone cervicale; molto spesso però con l’espressione generica tampone vaginale si indica sia il tampone vaginale vero e proprio sia il tampone cervicale. La prescrizione di uno o dell’altro (o di entrambi) viene fatta in base sia ai disturbi che la donna segnala sia alle osservazioni fatte durante la visita.
Il tampone vaginale è necessario quando si vuole accertare l’eventuale presenza di processi infettivi a carico del tratto vaginale (uretriti, vaginiti ecc.); solitamente si ricorre a tale esame dopo che la paziente ha segnalato disturbi locali quali prurito e bruciore, perdite vaginali, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali), problemi urinari. L’esame del tampone vaginale consta di più fasi: in prima battuta si deve verificare il pH vaginale; solitamente, in condizioni normali il pH vaginale è di circa 4 (un pH acido previene la formazione di processi infettivi).
La fase successiva è quella che viene definita la colorazione di Gram, una procedura che permette di verificare:
se vi è la presenza della giusta quantità di cellule e di lattobacilli (in certe quantità la presenza di lattobacilli è fisiologica e non patologica)
l’eventuale presenza di leucociti (segnale di un processo infettivo in corso)
l’eventuale alterazione della flora batterica
l’eventuale presenza di funghi
l’eventuale presenza di Trichomonas vaginalis (un protozoo responsabile di numerosi processi infettivi).
L’esame colturale deve verificare l’eventuale presenza di agenti infettivi quali:
Streptococcus agalactiae
Streptococco beta-emolitico del gruppo D
Stafilococco
Gardnerella vaginalis
Candida
Per la ricerca dell’eventuale presenza di Neisseria gonorrhoee, Chlamydia Trachomatis, micoplasmi, Human Papilloma Virus è più indicata l’esecuzione di un tampone cervicale.
Tempi di attesa per l’esito dell’esame:
Tampone con esame colturale generale (ricerca miceti, gram+, gram-, gardenerella, antibiogramma su culture positive) 96 ore
Tampone vagino-rettale (ricerca streptococco beta emolitico e antibiogramma su culture positive) 72 ore
I referti saranno inviati alla paziente, secondo la sua preferenza, all’indirizzo postale oppure all’indirizzo e-mail. Per maggiori informazioni e sapere dove si effettuano gli esami