Assistenza in gravidanza

Quelle poche gocce di oro…

 

Quando ho dato alla luce la mia terza figlia, mi sono circondata di persone dolci, competenti e buone. Le frasi fuori luogo non sono mancate ma, questa volta, avendo un bel supporto è stato solo un gran parlare; purtroppo alcune persone non hanno la consapevolezza che i tempi cambiano e ci si può fare aiutare. Dico questo perché alcune neomamme, invase dagli ormoni, hanno bisogno solo di parole dolci, aiuto e comprensione per fare un piccolo passo alla volta.

Nei 9 mesi di gestazione ho letto alcuni libri sull’allattamento ma non li ho mai portati a termine. Troppe nozioni tecniche, posizioni, produzione di latte. Ero in confusione ed un po’ in ansia, questa volta volevo allattare la mia bambina, con tutta la mia forza.

Era un mio grande desiderio, purtroppo però non è stato proprio così.

 

Ora vi spiego e vorrei fare una premessa fondamentale: esiste una piccola percentuale di donne, al mondo, che non riesce ad allattare, in parte o completamente, ed io faccio parte di questa piccola percentuale (che sfiga direi!).

Prima di confrontarmi con Laura ho letto molto sia su internet sia dei libri (ne parla anche Gonzales) che spiegano di questa “ipogalattia da insufficienza mammaria”, ossia poca produzione di latte data da uno scarso sviluppo della mammella. Tutto questo l’ho capito ed, in parte scoperto, dopo il parto. Io soffro di PCOS (sindrome dell’ovaio policistico) e per alcune persone questi due problemi sono collegati. Il mio seno in tutte le gravidanze non ha mai subito un cambiamento, un aumento. Niente. Questo è stato il primo “campanello” che mi ha fatto capire la problematica.

 

Nonostante questo, non mi sono arresa e nemmeno la mia bambina.

Ho pianto e tanto. Ho pianto da sola, con lei, con mio marito e con la mia ostetrica.

Non mi sentivo all’altezza, mi chiedevo perché, non lo accettavo. Ho passato i primi mesi come una condanna, a tratti come una vergogna di darle il latte artificiale.

Dopo un bellissimo parto, Febe si è subito attaccata, nessuna interferenza. Non aveva nessun problema di attacco o frenulo corto. Abbiamo passato giornate intere e notti sul divano, sempre attaccata al seno. Mio marito è andato a comprare del latte artificiale al supermercato a mezzanotte, ma nonostante fosse in casa non abbiamo ceduto nel darglielo. L’attaccavo più che potevo.

Passavo i giorni, tra tiralatte, spremitura manuale e tisane ma la produzione era sempre uguale, poco poco; la mia bambina, però, aveva perso più del 10% del suo peso rispetto alla nascita, aveva fame e non si scaricava. Abbiamo iniziato a darle pochi ml di artificiale con la siringa e poi con il das.

Il seno sempre prima di ogni aggiunta. Le quantità di latte artificiale sono state sempre minori rispetto alle tabelle, anche ora.

Dopo circa un mese, ho iniziato a prendere due farmaci per aumentare la produzione, che vengono consigliati in casi particolari, ma non è servito comunque.

Mi annotavo il suo peso ogni tre giorni e vedere che il suo peso era stabile, nonostante lei ciucciasse benissimo e quasi tutto il giorno, mi portava a stare male, lo ammetto.

Non è stato facile comprendere e accettare che non avrei mai allattato in modo esclusivo la mia bambina.

Piano piano Febe ha iniziato a crescere, passando dalla siringa al das per poi usare un biberon con una tettarella più simile possibile al capezzolo. La mia paura era che, iniziando ad usare il biberon, lei avesse potuto abbandonare la tetta. Non è stato così ed io ero molto contenta.

 

Oggi Febe ha 7 mesi, nonostante tutto ciuccia ancora molto, di notte è la nostra salvezza e anche ora che abbiamo iniziato lo svezzamento: mangia un po’ e poi ha voglia del latte di mamma.

Ringrazio me stessa per non essermi arresa, per non aver ceduto e di essermi fatta aiutare, per me è stato fondamentale.

Ringrazio la mia bambina, la sua prepotenza nell’attaccarsi, di non essersi stufata a quel poco.

Per noi quelle poche gocce sono preziose, ci guardiamo, parliamo e capiamo che siamo state forti entrambe.

È possibile farsi aiutare, è possibile parlarne. Non sentitevi diverse o meno mamme.

Vi ho raccontato la mia esperienza perchè, anche se faccio parte di una minima percentuale, esisto. Quel poco che produco è vitale per la mia bambina, è amore, è il nostro momento ed è importante.

Un grazie speciale va a Laura per essermi stata accanto, per avermi coccolata e fatto capire che anche le mamme sono importanti, come una nuova nascita.

 

La nascita di Abha – il racconto di un parto in casa

 

 

Nulla avviene per caso.
La vita ti prepara in qualche modo, tempra i caratteri.
All’epoca non ne compresi la ragione…
Ad un certo punto della mia vita sentii la necessità di approfondire certi aspetti sulla cultura della nascita.
Il bello di essere una primipara di trentasette anni, primipara “attempata” per l’ospedale, è che impari a conoscere le tue specificità e vai alla ricerca di cosa sia meglio per te.
Desideravo rispetto.
Il parto in casa si configurava così come la sola scelta possibile, per me!
Avevo “solo” bisogno di trovare un’ostetrica libera professionista che potesse accompagnarmi in questo viaggio.
Un’ostetrica libera di scegliere.
Conobbi Laura grazie alla rete.
La contattai e fissammo un appuntamento.
Dalla rete avevo ben chiare alcune caratteristiche che avrei trovato: giovane donna, laureata da pochi anni appartenente, dunque, ad una nuova generazione di professioniste.
Perfetta!
Un’esperienza trentennale di lavoro non era mai stato, per me, un parametro sufficiente di ricerca, anzi lo ritenevo talvolta riduttivo!
Al nostro primo appuntamento colsi immediatamente la sua grande preparazione e la sua grande passione.
La mia richiesta fu precisa: parto in casa, parto Lotus.
Mi guardò.
Rispose di sì.
Era la persona giusta.
A cadenza mensile, da quel momento della di gravidanza, i nostri incontri continuarono.
Sono sempre più sorpresa della modalità e della durata delle sue visite.
Solo successivamente avrò modo di confrontarle con altri professionisti…
Con lei la donna è “al centro”.
Anche Abha e Laura iniziano a conoscersi.
Abha comincia a fare esperienza del tocco delle sue mani, quelle stesse mani che per prima l’avrebbero toccata e che avrebbero lasciato un ricordo indelebile nella sua pelle.
Perché la pelle ha memoria!
E poi c’era Marco.
Anche la sua pelle doveva percepire!
Desideravo che anche lui avesse emozioni, “pelle d’oca”.
Il nostro punto di forza fu il fatto che si trattava di una scelta condivisa, per entrambe le modalità. La scelta di partecipare insieme al corso preparto fu un valore aggiunto.
Laura apriva le porte ai papà, non soltanto come mera presenza fisica, che già non era poco, ma li informava, li preparava, ascoltava le loro emozioni, i loro dubbi, le loro paure.
Lavorava con la coppia.
Per la coppia.
E Marco apprezzò molto.
Il parto in casa prevede la presenza di due ostetriche, dunque, negli incontri successivi conoscemmo anche Eleonora, l’altra ostetrica che ci avrebbe accompagnato in quest’avventura.
Percepii subito la sua grande dolcezza.
E poi la sua trasparenza, la sua solarità.
Anche Abha cominciò a fare esperienza della sua voce, delle sue mani.
Ed io sorridevo perché in altri contesti, con altre persone, rimaneva immobile.

Si delineava già il suo carattere…
Le ultime visite prima del parto furono a domicilio.
Laura ed Eleonora dovevano famigliarizzare con l’ambiente nel quale avrebbero svolto il loro operato.
E questo era l’aspetto pratico.
Poi poesia…
Ci fu un regalo per Marco, un momento di magia.
Aveva già ascoltato il battito di Abha in occasione di visite precedenti, in altri contesti, ma non attraverso questo splendido strumento di lavoro.
Si trattava di un stetoscopio ostetrico in legno, tra l’altro il legno è la sua passione!
Fummo avvolti da un’atmosfera particolare.
La data presunta del parto era prevista per i primi di giugno.
Mi sentivo tranquilla.
Laura ed Eleonora incominciarono a parlarmi del dolore del parto.
Non ero preoccupata al riguardo.
Ho sempre pensato al dolore come parte integrante della vita di una persona.
Chi più, chi meno conosce il dolore nella propria vita…
Nel parto il valore aggiunto era che sarebbe stato l’unico dolore in grado di darmi una ricompensa. Che meraviglia!
Il mio corpo incominciava ad inviarmi segnali.
Fu tutto molto graduale, molto naturale.
Venerdì notte.
La passai insonne, non riuscii più a stare coricata.
Ma la sapienza del corpo è infinita così nel pomeriggio del giorno successivo mi appisolai per recuperare il sonno perduto.
Non fu, però, un semplice riposino.
Dormii molte molte ore.
Capii che il mio corpo si stava ricaricando perché a breve avrebbe affrontato un “lavoro” intenso. Mi sentivo serena.
Quando scegli di essere accompagnata per un parto in casa è come quando scegli un partner per fare l’amore…
Scegli qualcuno di cui ti possa fidare. qualcuno che ti metta nella condizione di aprirti completamente.
Tutto è pronto.
Poche cose materiali, l’essenziale.
Qualche cuscino, che avrebbe protetto le mie ginocchia in caso di posizione accovacciata, teli per me ed Abha ed una stufetta per mantenere calda la camera da letto. Il bagnetto della nostra camera era il luogo che avevo scelto per il mio travaglio.
Un’intima stanza illuminata solo da due piccole candele.
Ormai era giunta sera.
Un sabato sera particolare.
Incominciarono le contrazioni, via via sempre più intense.
Ero pronta.
Corpo, mente e cuore.
Poche parole per Abha, chiuse in una busta, che leggerà solo tra qualche anno, e mi diressi verso il bagno.
Tranquillizzai Marco.
C’era un’atmosfera sacra in quel piccolo bagno, non avrei mai rinunciato alle candele…
Come se le candele aiutassero a “servire con rispetto l’invisibile”…
Quelle stesse candele che accenderò con rispetto ogni quindici di ottobre ma non solo…
Marco sentiva la mia voce che via via si trasformava e mi chiese se volevo chiamare Eleonora. Eravamo nel cuore della notte.

Erano le 3.30 circa.
Sapendo di essere una primipara, dunque, un parto piuttosto lungo, volevo aspettare un po’ di più. Ma le contrazioni erano sempre più intense dunque decidemmo di chiamare, come da accordi, Eleonora.
Parlai pochi minuti con lei perché una forte contrazione non mi permise di continuare la conversazione.
Stavo perdendo lucidità.
Fu velocissima.
Subito dopo Laura.
In punta di piedi, sottovoce.
Entrambe.
La libertà di movimento fu la mia grande, grandissima alleata.
Ero accovacciata, le mani di Laura sulla mia schiena.
Calore fisico ed emotivo.
Ricordo il piacere intenso durante le pause delle contrazioni…
Ma sopratutto i vocalizzi di Laura ed Eleonora che mi sostenevano durante il dolore.
Suoni melodici, delicati.
E voci empatiche.
Entrai nella doccia.
L’acqua calda che scorreva lungo la schiena alleviava un po’ il mio dolore.
Era un’altra cosa alla quale non avrei potuto rinunciare!
L’acqua.
Il mio elemento.
Le prime luci del mattino illuminavano ormai la stanza.
Verso le 8.00 ci spostammo in camera da letto per una visita interna per capire a che punto di dilatazione fossi arrivata.
Eleonora incominciò per prima.
Ricorderò per sempre l’estrema delicatezza con la quale mi toccò.
In quel momento di enorme tensione, dopo ore ed ore di contrazioni, le sue dita si muovevano come petali sfiorati da un vento leggerissimo.
Una sorta di piacere.
Sarebbe poi toccato a Laura se non fosse che un’improvvisa, fortissima contrazione interruppe la sua visita.
Ed ecco poco dopo, nello stupore di Eleonora e Laura, la testolina di Abha.
Sentii un forte bruciore.
Poi un’altra forte contrazione.
Due parole soltanto “non spingere”.
“Non spingere”.
Avevo sempre sentito altro.
Ed eccola.
Ore 9:33.
Seconda fase del travaglio velocissima.
Cinque centimetri di dilatazione in poco più di un’ora e mezza!
Nessuna lacerazione.
Solo una piccola abrasione dovuta alla manina di Abha appoggiata sulla sua testolina.
Il suo ingresso in questo mondo…
Marco aveva preparato con tanto amore e tanta cura la vasca per il parto perché avevamo scelto un parto in acqua ma come accade spesso nella vita a volte ci sono disegni diversi.
Ci fu un momento durante il travaglio che parlai con Abha.
Le dissi che avevo voglia di vederla, di abbracciarla.
Lei mi ascoltò.
Laura ed Eleonora avvolsero la piccola nei teli che avevamo preparato per l’occorrenza.

La porsero a Marco .
Subito dopo a me.
Niente procedure assistenziali invasive.
Solo grande rispetto.
Per il mio corpo.
Per il suo corpo.
Ma il duplice miracolo della creazione non era ancora concluso.
Mi porsero Abha.
Trovò subito il seno.
Attraverso la suzione partecipò attivamente alla nascita della sua placenta.
Dopo circa mezz’ora il parto era concluso.
Non piansi alla nascita di mia figlia.
Mi sorprese conoscendomi…
Non mi sembrava vero che lei fosse li’.
Accanto a me.
A noi.
La nostra Abha.
E la sua placenta.
La nascita lotus ci avrebbe permesso di vivere il nostro “ spazio sacro”.
La preziosa placenta rimase collegata ad Abha fino al distacco spontaneo avvenuto tre giorni dopo . Con la supervisione di Eleonora e Laura è stata trasformata per essere utilizzata come rimedio placentare.
Le membrane e il cordone ombelicale, parte dell’angelo custode della placenta di Abha, sono custodite nel nostro giardino e proteggono la nostra casa.
Nessun rifiuto.
L’esperienza si è rivelata estatica.
Abha in sanscrito, l’antica lingua dell’India, significa “luce”.
Mi sono chiesta spesso se sia stata lei ad indicarmi la strada, a prepararmi ad accoglierla…
I bambini a volte ci indicano la strada…
Oggi esistono molti pregiudizi se decidi di percorrere una strada diversa.
Alcuni sostengono che esistono pregiudizi ogni qualvolta si ha paura di una trasformazione.
Credo sia vero.
Se decidi di percorrere una “via alternativa” non è così scontato che la tua scelta venga rispettata. Dalla classe medica, talvolta anche dai famigliari.
Ma la ricchezza risiede nella diversità.
Se la si guarda con occhi nuovi…
Che si tratti di un parto medicalizzato o senza interventi entrambe le scelte devono essere rispettate. Noi volevamo un tocco delicato.
Abbiamo deciso di regalarcelo.
E nel farlo abbiamo compreso solo dopo averlo vissuto che portata avesse quel regalo.
La cura dell’assistenza.
Il miglior investimento.

 

 

La Nascita di Febe – il racconto di un parto in casa

 

Saresti arrivata il primo di luglio, ma sentivo che avresti tardato di qualche giorno e così è stato. Passavano i giorni, tutto era tranquillo ed io, mi godevo gli ultimi istanti della mia ultima pancia.
Era sabato mattina del 7 luglio e iniziavo ad avere qualche piccola contrazione e piccole perdite. Nonostante fosse la terza gravidanza, questa cosa mi era nuova, così ho subito scritto a Laura che mi ha prontamente tranquillizzata, i piccoli segnali c’erano.
La giornata è trascorsa tra qualche contrazione, una passeggiata e un buon gelato. Niente di immediato, pensavo.
Ero pronta ad accoglierti nella nostra famiglia, non vedevo l’ora di vederti nascere, di partorire.
Non per la stanchezza o il caldo, ma per vederti, conoscerti e di realizzare il nostro sogno: partorire in casa, in tranquillità tra le nostre mura con le tue sorelline e il tuo papà.

Erano circa le 22.30 e ho iniziato a percepire le prime contrazioni: ogni 13 minuti, ogni 6, ogni 3, ogni 10.
Nel frattempo, tutti dormivano, io riposavo e ti parlavo, tu ti muovevi, ti accarezzavo. Le contrazioni sono andate avanti così, fino alle 4.30 quando all’improvviso ho percepito un movimento strano e subito dopo si erano rotte le acque.
Ho svegliato subito il tuo papà che, un po’ spaventato e dormiente, ha chiamato Eleonora.
Con calma sono andata a farmi una doccia e poi ho preparato in sala le “cose” che delle mie care amiche ci avevano regalato per il parto.
I minuti passavano ed ora le contrazioni erano intense e ravvicinate. Camminavo, ancheggiavo, respiravo profondamente e assecondavo le contrazioni. Guardavo fuori dalla finestra, respirando, l’alba stava facendo arrivo in questa nuova giornata.
Era piacevole questo assecondare, pensavo che il momento per incontrarti era sempre più vicino. Nel frattempo ti immaginavo: rosea, capelli scuri e la faccia del tuo papà.

Papà camminava, assonnato, avanti e indietro tra cucina e sala, forse un po’ agitato, aveva capito che era giunto il momento.
Spostava tavoli, sedie, preparava i teli e cercava di fare poco casino per gonfiare la piscina ma senza troppi risultati.
Le contrazioni continuavano regolari ed intense, i miei respiri erano sempre più profondi.
Dopo poco arrivarono le nostre ostetriche. Tra una contrazione e l’altra, Eleonora è riuscita a sentire il tuo battito, eri agitata e dovevi calmarti un po’ per fare in modo che tutto andasse bene.
Dopo qualche minuto il battito era tornato alla normalità ed io sentivo sempre più la voglia di spingere.
Papà e tua sorella Iris erano con noi in sala e – abbracciati – ci guardavano, aspettando il tuo arrivo. Sono convinta che Iris sentiva il tuo arrivo, di solito è una gran dormigliona!

La piscina non è stata mai riempita, il tempo non c’era ma è stato un utile appoggio per me.
La voglia di spingere era sempre più forte, ad ogni contrazione ti sentivo arrivare da me, mancava poco, ti chiamavo e respiravo forte.
Tra vocalizzi (santi vocalizzi), massaggi, sguardi e forza sei arrivata tra noi.
Capelli scuri, faccia di papà e con tanta vernice caseosa, ti ho presa tra le mie braccia.
Parole dolci, coccole e attenzioni hanno accompagnato tutta la giornata ed in giorni seguenti.
Siamo state pelle a pelle per ore e quando il cordone ha smesso di pulsare il tuo papà, con l’aiuto delle ostetriche, lo ha tagliato.
La tua placenta è stata impressa su di un foglio e poi congelata.

Aspettarti, portarti per 9 mesi, è stato l’ennesima conferma di quanto siano meravigliose le donne e quando seguite da un’ostetrica con un grande cuore tutto rimane lì, impresso nel proprio cuore.
Grazie di cuore a Laura, di averci accompagnato in questi bellissimi nove mesi e di averci fatto sentire tutti parte di questa nuova vita, di esserci sempre, di supportarci e di essere un grande aiuto.
Grazie ad Eleonora per aver fatto parte di questa nuova vita. Fin dal primo incontro ho capito che eri una bellissima persona.
Grazie a Beatrice per aver scelto, anche tu, questa bellissima professione.

P. S. l’espressione di tua sorella Rita quando ha visto Febe al mattino racchiude tutta la mia felicità.

Grazie di cuore.

Francesca, Mattia, Rita, Iris e la piccola Febe.

 

Benvenuta Cecilia! – il racconto di una mamma

 

Citazione

È passata una settimana dalla nascita di Cecilia e voglio scrivere ciò che è stato e abbiamo provato finché il ricordo è ancora vivido e non mutato dal tempo e dai suoi scherzi.

Ti ho aspettata tanto… il tempo sembrava non passare mai ma allo stesso tempo scorreva inesorabile come solo lui sa fare!

Sei arrivata “all’improvviso”… gioia, stupore, paura… serenità! Fisicamente ed emotivamente in uno stato differente. Consapevolezza di ciò che eri e delle tue intenzioni. Femmina! Una bambina, una donna… compatibilità, connessione, complicità. Legame forse nuovo, atteso, ricercato.

Madre, figlia, madre – figlia. Nonna, sorella, compagna, sono felice!

Mi chiedo spesso del perché tu abbia scelto proprio me, proprio noi. Ti ho ascoltato, mi sono aperta, ci ho provato almeno. Hai visto la mia disponibilità, terreno fertile per i tuoi obiettivi.

Io ci sono, io ti accolgo, io ti contengo… ti faccio da tramite, da guida e serva in questo meraviglioso e pazzo mondo… sono qui per te e con te! Sento la tua energia e il tuo stato di coscienza. La tua anima è antica e saggia, ha già fatto un lungo viaggio e sento che è pronta per un passo in più. Ti aspetta una bella avventura ed io sono pronta ad accoglierti.

Sembrava che non volessi arrivare mai… in realtà ho sempre percepito i tuoi intenti e la tua determinazione. Sapevo benissimo che anche tu sapevi quando sarebbe stato il momento giusto per arrivare. Ero fiduciosa anche se un po’ fisicamente stanca. Hai sempre saputo come e quando arrivare e noi ti abbiamo assecondata in ogni tua richiesta. Ogni tassello a suo tempo sembra incastrarsi perfettamente al suo posto. A volte non siamo in grado di vedere il disegno nella sua interezza… ma io ho fiducia in ciò che sento e in te e sapevo di non sbagliare.

Paure e dubbi non sono mancati, momenti dove ti sembra di cadere… ma per fortuna (perché sì! Sono tanto fortunata!) ho accanto anime meravigliose che condividono con me questo viaggio e mi sostengono sempre. La mia roccia, i miei pilastri: il tuo papà, Giulio, la nostra famiglia. Persone incredibili… guai senza di loro!

Io e tuo padre abbiamo deciso che ti avremmo accolta nell’intimità della nostra nuova casa. Quale evento migliore per farla davvero nostra!

E così sono cominciati i preparativi. Non ti nascondo che siano stati mesi felicemente faticosi!

Pensieri, oggetti, scatole, ricordi, nuova vita, nuovi spazi, paura e gioia, confusione… tanta confusione. Traslocare non è solo uno sforzo fisico! È un grande dispendio di energie… è una trasformazione! Lasciare il vecchio per il nuovo. Lasciare ciò che non serve, ciò che non è necessario, comporta un enorme sforzo. Devi fare ordine mentale e confrontarti con tutto ciò che si era accantonato per pigrizia o perché non si era ancora pronti ad affrontare. Che fatica insomma!

E in più tu crescevi e con te il mio bellissimo ma pesante pancione! Non vedevo l’ora di venire  stare nella casa nuova… avevo bisogno di spazio fisico e mentale per noi ma anche per “gestire” la nostra famiglia, per la serenità di tuo papà e di tuo fratello e di conseguenza della mia!

Finalmente, pronti o no, decidiamo di trasferirci. La sera dell’ultimo dell’anno 2017 abbiamo inaugurato la nostra casa. Io, papà, Giulio e anche tu ovviamente! Una normalissima e bellissima serata. Gioiosi di vedere Giulio correre liberamente tra queste nuove mura.

Nel frattempo sono riuscita a convincere tuo papà a partecipare insieme a me ad un altro corso di accompagnamento alla nascita. Sentivo, nonostante l’esperienza di Giulio, che sarebbe stato utile.

Un corso privato, non più in ospedale, organizzato da una giovane ostetrica di nome Laura.

Il suo nome non mi era nuovo… per diversi motivi, e diverso tempo prima, mi ero scontrata con il suo biglietto da visita e istintivamente ricordo di averlo conservato ritenendolo qualcosa che mi sarebbe tornato utile… e così è stato! Trama e ordito, una rete straordinaria. Il destino è incredibile e le nostre intenzioni lo sono ancora di più.

Iniziamo questo corso e conosciamo di persona Laura. Diversa da come l’avevo immaginata. Siamo un piccolo gruppo, 5 coppie tutte al primo figlio ad eccezione nostra. Mi sento di rimanere un po’ in disparte. Mi piace sentire ed ascoltare le loro impressioni e i loro pensieri. I loro timori non sono più i miei, l’esperienza di Giulio me ne ha tolti tanti e portati altri. Ce la farò? Avrò le energie per tutto e tutti? Riuscirò a non togliere tutta l’attenzione che cerco di dedicare quotidianamente e con tanto impegno a Giulio? Riuscirò a gestire il mio tempo? Insomma tutte domande legittime. Domande che so porsi ogni mamma al secondo figlio. Domande alle quali ho già una risposta… certo che sì! So che riuscirò a fare tutto… bisognerà riorganizzarsi un po’ ma so di potercela fare!

Comunque il corso si è rivelato molto interessante. Nozioni già conosciute ma anche tante nuove… o comunque viste con uno sguardo differente. Un approccio molto simile al nostro modo di pensare così ho cominciato ad entrare in empatia con Laura, dapprima indirettamente osservandola e poi piano piano conoscendola un po’ di più personalmente.

Durante questo percorso abbiamo maturato l’idea di farci seguire da lei nei mesi di gravidanza che rimanevano prima della tua nascita. Sentivo il bisogno, dopo l’esperienza ospedaliera della nascita di tuo fratello, di una persona competente e di fiducia che tutelasse i nostri bisogni e diritti in un momento così importante e delicato per entrambe. La modalità del tuo arrivo avrebbe inciso profondamente le nostre vite e consapevole di ciò non potevo lasciare la questione al caso.

Per una questione meramente economica, inizialmente abbiamo pensato di farci seguire da Laura per ciò che rimaneva del tempo della gravidanza, travaglio e parto compresi, ma facendoti nascere in ospedale. Poi, però, sentivo che non ero davvero soddisfatta, che ci stavamo avvicinando alla strada giusta ma che non era ancora abbastanza. Così con qualche sforzo, abbiamo cercato una soluzione e, come sempre accade per le cose importanti, l’universo ci ha ascoltati.

Abbiamo preso la serena e consapevole decisione di averti a casa e così ufficialmente iniziato il nostro percorso insieme a Laura e ad un’altra ostetrica per i preparativi per il parto a casa.

Mi sono informata, ho letto tanto, mi sono posta tante domande e cercato tante risposte!

Una volta data a Laura conferma della nostra decisione, abbiamo conosciuto anche Eleonora, l’altra ostetrica che ci avrebbe accompagnato in questo percorso. Che dire… due bellissime persone, diverse tra loro ma complementari… credo una combinazione perfetta per noi due!

I preparativi per il tuo arrivo sono stati per l’appunto preparatori! Parte integrante e fondamentale di questo bellissimo percorso insieme. La voglia di sistemare la casa, la famosa preparazione del nido!

La ricerca di tutto ciò che potesse agevolare il tuo arrivo e che potesse farmi sentire serena a riguardo. La frustrante necessità di voler tenere tutto sotto controllo fino alla naturale consapevolezza di non poterlo fare! Tensione – rilascio. Contrazione – riposo. Controllo – lascio correre. Lascio scorrere, fluire, divenire. Preparativi per la tua nascita inconsueti, sicuramente diversi da quelli affrontati per l’arrivo di Giulio. Un po’ per esperienza e un po’ per differente visione delle cose. Non abbiamo più dovuto preoccuparci di cose come passeggini, ovetti, vaschette per il bagnetto e oggetti che sembravano essere essenziali per il suo benessere quotidiano. Utili o meno tutte queste cose facevano già parte della nostra casa e della nostra routine e così mi sono potuta concentrare su ciò che sarebbe potute servire in questa occasione.

Preparazione della stanza… tende, tende di colore giallo intenso, caldo, accogliente. Divano-letto, un’enorme palla gonfiabile di sostegno durante il travaglio, tappetini da mettere a terra, cuscini, teli e vecchie lenzuola, asciugamani per pulire e per accoglierti una volta nata! E poi altre cose per il nostro benessere post parto come l’olio, il burro di karitè, la tintura madre di calendula, il miele…

praticamente potevamo anche essere cucinate!

Una volta preparato tutto e tutti per il tuo arrivo non mi restava che aspettare… e quelli direi che sono stati decisamente i giorni più lunghi! Secondo le ecografie la data presunta del parto sarebbe stata il 27 febbraio 2018. Ci sono stati alcuni giorni dove in realtà pregavo che tu non decidessi di arrivare! Tre giorni in cui sapevo che non ci sarebbe stata Eleonora e pertanto saremmo dovuti andare a partorire in ospedale… e poi i giorni in cui ha nevicato! Ammetto di essere stata abbastanza in apprensione… momenti di ordinaria umanità dove perdevo di vista il fatto che tu hai deciso come arrivare su questa terra e pertanto sarebbe andato tutto bene!

Conoscevo bene le tue intenzioni e avevo fiducia in te, ma a volte ammetto che l’ansia ha preso il sopravvento… colpa degli ormoni!

I giorni antecedenti la tua nascita sono stati ricchi di emozioni contrastanti. Gioia, serenità ma anche paura… paura del dolore fisico del parto, questa volta ero consapevole di cosa mi aspettasse. Sai di avere un appuntamento col destino ma non ti è dato sapere quando e l’attesa in alcuni momenti è stata un po’ stressante! Ho sempre affrontato situazioni e paure di petto. Via il dente e via il dolore! Ma in questo caso non ero io a decidere… dovevo solo essere paziente ed aspettare… aspettarti!

In ogni caso tutto serve, anche quei giorni così lunghi sono stati preparatori. Le contrazioni preparavano il mio corpo e noi ci parlavamo, quanti discorsi che abbiamo già fatto!

Anche tu ovviamente ti stavi preparando insieme a me! Come sempre succede il tempo scorre e finalmente tu decidi che era tempo di conoscerci personalmente. Forse prima di essere convinta ad incontrarci avevi bisogno di parlare anche con il tuo papà. Io sapevo di averti detto tutto quello che dovevo dirti prima della tua nascita, eppure tu non arrivavi… mancava ancora qualcosa e così ho chiesto a tuo papà di parlarti. È stato un bel discorso, ti ha detto che era finalmente pronto ad accoglierti, che non vedeva l’ora di vederti e che non aveva più paura.

Era sera, lo ricordo bene, dopo abbiamo preparato Giulio e siamo andati a dormire.

Ad un certo punto mi sveglio perché inizio a sentire dei dolori, aspetto e rimango a letto… poi guardo l’ora… l’una e dieci. Decido di aspettare ancora un pochino sotto le coperte per capire la situazione e vedere ogni quanti minuti arrivavano le contrazioni. Forse le prime ogni 15/20 minuti ma poi sento che cominciano ad intensificarsi ed avvicinarsi tra loro… capisco che è finalmente arrivato il momento d’incontrarci. Faccio una carezza a Giulio che dorme e poi sveglio tuo papà per avvertirlo, anche se in un primo momento è ancora assonnato, non credo che abbia subito capito la situazione! Guardo ancora l’orologio, sono l’una e mezza, prendo una coperta, il cellulare e i miei fiori di Bach e vado nella cameretta dove abbiamo deciso che ti avremmo accolta.

Mi metto a terra e mi appoggio alla palla gonfiabile per assecondare le contrazioni che si fanno sempre più ravvicinate ed intense. Arriva tuo papà e gli chiedo di iniziare a mettere l’acqua nella piscinetta. Io nel frattempo mi decido a chiamare Eleonora… mi dispiaceva svegliarle nel cuore della notte ma direi che questa volta era inevitabile! Arrivano quanto prima nonostante la loro distanza fisica ma per me quei minuti sembrano infiniti. Quante emozioni e sensazioni. Concentrata e consapevole. A tratti impaurita. Dolore. Meno male che c’è tuo padre a supportarmi, in quei momenti il supporto emotivo è fondamentale. La piscina è pronta e decido di entrare. Mi spoglio dal pigiama e dalle mie sicurezze. Nuda, vulnerabile, in totale abbandono e fiduciosa, sono pronta.

Stai per nascere e con te nuovamente anche io. Nuovamente mamma, nuovamente donna, nuovamente figlia. Le contrazioni fanno male! Vorrei che finisse tutto, mi aggrappo al bordo della piscina e stringo forte il braccio di tuo padre… poverino! Comincio a sentire la pressione del tuo corpicino che vuole scendere ed inizio a sentire il bisogno di spingere… lo dico a Daniele che subito  telefona alle ostetriche per sapere quando sarebbero arrivate. Torna nella cameretta e mi dice: “Hanno detto che 10 minuti e sono qui. Di stare tranquilla, respirare e non spingere”.

Devo ammettere che a quelle parole non sapevo se tranquillizzarmi o preoccuparmi! Comunque il tempo passa ed Eleonora e Laura arrivano… ora mi sento davvero più tranquilla.

La stanza era semi illuminata dalle lampade che avevo appositamente preparato. Ricordo, quando sono entrate, di aver provato un senso di conforto. Erano molto naturali, vere, nelle parole, nei vestiti, nelle movenze. Ho colto la loro essenza. Tutto era familiare ed intimo. Penso che da quel momento sia iniziato davvero il mio parto.

Le contrazioni sembrano insopportabili ma le sopporto. Le ostetriche e tuo papà sono stati di grande aiuto. Supporto fisico ed emotivo. Ricordo lo sguardo di Dani che mi dava coraggio, la pressione della mano di Laura sulla mia schiena che mi dava conforto fisico e la voce di Eleonora che respirava e vocalizzava insieme a me e mi aiutava a mantenere il controllo. Tra tutte le loro parole di conforto quella che più mi ha aiutata è stata “rallenta”. Ogni qualvolta mi sembrava di perdermi nel dolore e il mio respiro si faceva sempre più incontrollato queste parole mi riportavano ad uno stato di consapevolezza e riprendevo il controllo della situazione. Ero accucciata dentro l’acqua, calda che leniva un po’ il mio dolore fisico ma le contrazioni erano sempre più fitte e ravvicinate.

Quando ho partorito Giulio ricordo di aver pensato: “Se posso fare questo e sopportare questo dolore, posso fare tutto nella vita”. Ricordo di aver pianto senza lacrime e di aver detto forse qualche parolaccia!

Ti sento scendere ad ogni spinta sempre di più e per istinto mi tocco, cerco di toccarti, le mie mani sono lì pronte ad accoglierti. Con un dito sento qualcosa di molle e molto liscio… lo dico alle ostetriche, mi dicono che dovrebbe essere la tua testa ma a me sembra troppo molle… di fatti era ancora il sacco amniotico nel quale eri contenuta. Dopo poco e qualche spinta sento come uno scoppio. Si è rotto il sacco! Che strana sensazione! Con Giulio non mi si era rotto naturalmente e quindi di fatto per me è come se fosse stata la prima volta. Il dolore è sempre intenso ma ora differente. Sento una forte pressione e anche bruciore… mi tocco e ora sì che sento la tua testolina! Sento i capelli e una grossa “ruga” che pensavo fosse il cordone ombelicale ma che per fortuna non era! Sarebbe stato un bel problema! Le contrazioni sono ormai talmente ravvicinate che faccio fatica a riprendere fiato, sono arrivata al limite, mi sembra di non farcela più… perfetto, so che questo è il traguardo! Ed ecco che con un’ultima spinta arrivi in questo nuovo mondo a te “sconosciuto”. Io sono chinata in avanti e pertanto ti accolgono ancora dentro l’acqua Laura ed Eleonora, le quali delicatamente ti girano per liberati del cordone e ti fanno ripassare sotto le mie gambe… ti prendo e finalmente sei tra le mie braccia! Ti ho sempre sentita e percepita ma mai immaginata, eppure di cento volti che avrei potuto immaginare mai avrei immaginato il tuo!

Hai tanti capelli neri, carnagione scura, occhi a mandorla e guance enormi! Ero già innamorata di te ma ammetto di aver pensato che fossi più buffa che bella… stupenda ai miei occhi! Stiamo un po’ insieme nell’acqua e ti avvolgo in uno dei tanti telini che avevo preparato appositamente per te, rosa… che strano! Papà ci avvolge nel suo abbraccio da fuori la piscina. Sono felice, stanca ma felice! Sei nata alle 03.29 del 7 marzo 2018, data che insieme a quella di tuo fratello rimarrà per sempre scolpita nel mio cuore. L’acqua inizia a raffreddarsi e così con l’aiuto di Dani, Laura ed Eleonora usciamo dalla piscinetta e ci mettiamo insieme nel divano-letto sotto le coperte.

Le prime ore dopo la tua nascita sono state dolci. Nude e vulnerabili sotto le coperte ci davamo calore a vicenda, diversamente ancora insieme. Io ero tranquilla e serena, stavo bene, anche fisicamente ormai! A dir la verità, aspettando di espellere la placenta, a te cara compagna di viaggio, ho patito ancora qualche dolore, ancora qualche contrazione, sporadica e meno intensa, ma dopo il grande sforzo direi comunque “fastidiosa”. Con un’ultima mia spinta, a circa una cinquantina di minuti dalla tua nascita, è “nata” anche la tua placenta! È stato molto interessante osservarla, affascinante. Abbiamo aspettato ancora un po’ e poi abbiamo deciso di tagliare il cordone ombelicale. Sono stata molto indecisa fino all’ultimo a riguardo. Avrei voluto fare quello che chiamano Lotus Birth, ovvero lasciare che il cordone si staccasse naturalmente nei giorni successivi alla nascita. Ma tra i vari dubbi e disaccordi tra me e tuo papà alla fine abbiamo optato per il taglio ritardato in modo che comunque tu potessi beneficiarne il più possibile. Ho voluto che fosse tuo padre a tagliare il cordone. Io ti ho data alla luce e lui ti ha accompagnata definitivamente in questo mondo!

Piano piano con l’aiuto di Laura ed Eleonora ci siamo ricomposte e sistemate. Tu sei rimasta un po’ con il tuo papà e io sono stata accompagnata in bagno per darmi una ripulita prima di rivestirmi. Mi sentivo molto debole fisicamente, che strana sensazione quando corpo e mente non viaggiano all’unisono. Testa iperattiva e corpo sfinito! Ho provato ad entrare da sola nella doccia per darmi una lavata, convinta di potercela fare, invece mi sentivo perdere le forze quasi a svenire. In quei momenti dove il fisico ti abbandona capisci come si debbano costantemente sentire le persone anziane. Per assurdo forse questo momento è uno di quelli che ricordo con più affetto. Mi sono sentita accolta e coccolata. Sentivo di aver bisogno di un aiuto e mi sono lasciata aiutare. Mi sono seduta a terra e ricordo Laura che, con molta pazienza e dolcezza, mi puliva con una spugna le gambe sporche di sangue. Non saprei quantificare quanto tempo siamo state in quel bagno. Mi hanno ripulita, spiegato alcune cose che dovevo fare per prendermi cura di me nei giorni a venire e abbiamo riso e scherzato un po’. Mi hanno fatto sentire completamente a mio agio nonostante la situazione. Come saprai io non ho sorelle, un fratello stupendo sì, ma alcuna sorella di sangue… eppure in quel momento è come se le avessi avute. Ho provato quel conforto e quella complicità del tutto femminile che penso solo una sorella possa dare… e per questo le ringrazio infinitamente.

In seguito siamo tornate a letto, accoccolate sotto le coperte. Daniele, Laura ed Eleonora hanno risistemato la stanza e poi ci siamo concessi tutti una meritata e mattiniera colazione! Io mi sono mangiata un mio muffin vegano di benvenuto sbriciolando qua e là nel letto mentre loro sono scesi in cucina per un tè caldo. Alle 6.52 facciamo una chat di gruppo per annunciare a nonni e zii vari la tua nascita… “Alle 3.29 è finalmente arrivata Cecilia… stiamo tutti benissimo. Abbiamo voglia di vedervi, vi stiamo aspettando a casa!”

Benvenuta Cecilia!